Cari amici,

sono davvero felice di essere qui con voi, per aprire la seconda giornata nazionale de “La Coscienza degli Animali”.
Dal 13 maggio, giorno in cui abbiamo presentato il Manifesto a Milano, il nostro movimento d’opinione è cresciuto vigorosamente, come un fiume in piena si è diffuso in tutta Italia e oggi sono davvero in tanti a sostenerlo.

Volevamo contribuire a diffondere una nuova cultura basata sull’amore ed il rispetto degli animali e dei loro diritti. Volevamo coinvolgere tutta la società. Noi che siamo garanti del Manifesto de La Coscienza degli Animali abbiamo voluto fare la nostra parte in prima persona, essere testimoni insieme a voi di questa necessità di cambiamento. Umberto Veronesi, che con me ha dato vita a questa grande iniziativa. E poi Franco Zeffirelli, Dacia Maraini, Susanna Tamaro, Vittorio Feltri, Antoine Goetschel, Don Luigi Lorenzetti, Franco Bergamaschi, Renato Zero.
Bene amici, possiamo dire di esserci riusciti. Il cambiamento culturale che si è messo in moto è inarrestabile. Con soddisfazione vi annuncio che oltre 120mila italiani hanno già sottoscritto il nostro manifesto. E tanti ancora lo faranno, dato che il nostro sito internet registra circa 60mila accessi ogni giorno.
Una maggioranza sempre meno silenziosa, fatta di milioni di italiani che amano gli animali, ritiene che essi nascano uguali davanti alla vita e come tali abbiano il diritto di essere rispettati. E’ una maggioranza che non ha più intenzione di tacere, consapevole com’è che oggi sia una necessità indispensabile dare voce a queste creature indifese per la ricchezza che esse rappresentano.

Così, finalmente, in Italia si parla di tutela della biodiversità.
E non è più un argomento tabù chiedere ad alta voce l’abolizione della vivisezione, dello sfruttamento degli animali che viene messo in atto per divertire l’uomo – dalle botticelle romane, alle tante anacronistiche manifestazioni che nascondono gli abusi sotto lo scudo della tradizione. Non è più tabù denunciare la crudeltà degli allevamenti intensivi e delle pellicce, l’inciviltà di chi maltratta e abbandona gli animali domestici. E, soprattutto, non è più tabù parlare oggi di abolizione della caccia. Il granitico muro eretto in questo paese a tutela dei cacciatori, dei loro assurdi privilegi e delle loro lobby, ha cominciato finalmente a sgretolarsi.

Mentre in questo mese di novembre, come ogni anno, risuona ovunque, senza controllo, il sinistro sparo delle doppiette dei cacciatori, un recente sondaggio Ipsos ci rende l’ennesima conferma di quale sia la situazione: l’80% degli italiani considera la caccia una inutile crudeltà che andrebbe vietata o molto più rigidamente regolamentata; ma una piccola minoranza di irriducibili e apparentemente intoccabili cacciatori ritiene di poter andare contro la volontà e il sentire che accomuna milioni di cittadini di questo paese.
Non si può togliere la vita ad una creatura vivente, per gioco. La caccia non è uno sport, non fa più parte da tempo del Coni. E non si può provare piacere nell’uccidere. La violenza va combattuta sotto ogni forma con la quale si presenta. Uccidere un animale libero e indifeso è un atto deprecabile e vile. In una parola incivile. E che non merita tutela giuridica.

La strage che, in questi giorni, si consuma nelle valli, nei boschi, nei campi, ovunque si muova qualcosa che abbia una parvenza di vita, va contro due principi di civiltà fondamentali: in primo luogo contraddice il più elementare senso di rispetto per la vita che non appartiene solo all’uomo ma altresì a tutti gli altri esseri viventi che abitano, liberi, il nostro territorio. Anzi direi che un bosco appartiene di più a una lepre, a un falco, a un capriolo, che a un uomo. E’ la loro casa da sempre, il luogo dove vivono con fiducia mantenendolo vitale. Non quello dove essere massacrati. Già parecchi secoli fa una grande mente come Pitagora scrisse: “Fintanto che l’uomo continuerà a distruggere senza sosta tutte le forme di vita che considera inferiori, non saprà mai cos’è la salute e non troverà mai pace”. Per trovare la pace che cerca, di tutto l’uomo moderno ha bisogno fuorchè di armarsi come Rambo e scorrazzare per la campagne compiendo stragi di animali. E’ culturalmente odioso e incivile, oltre che retrogrado

In secondo luogo va detto che la caccia, oggi, sta diventando anche un’enorme ferita per l’ambiente, una minaccia per interi ecosistemi, una pratica sistematica di distruzione che mette in pericolo gli equilibri di un mondo che si è formato in milioni di anni e che – se continueremo così – non potrà essere vissuto e condiviso dai nostri figli in futuro. Già troppe specie, per l’incoscienza umana, sono scomparse in pochi anni. Non mi vergogno a dirvi che non sono riuscita trattenere le lacrime alla vista delle immagini della cicogna nera, uccisa dalla barbarie dell’uomo. Un corpicino inerte, abbandonato come un rifiuto sul ciglio di una strada… Ne erano rimaste solo dodici coppie… la sua morte è inaccettabile.

Oggi dobbiamo difendere con i denti quello che ci rimane. Non c’è un attimo da perdere: la biodiversità è una ricchezza irrinunciabile.
La strage di uccelli che sta avvenendo in questi giorni, spesso con metodi illegali e crudeli, è il termometro di una mancanza di coscienza inconcepibile. Una follia distruttiva che trascina però nel baratro non solo coloro che vogliono la caccia ma anche quell’ 80% di persone che vuole abolirla e preservare l’ambiente. Se i cacciatori, come dicono, amano veramente la natura, comincino a dimostrare di amarla sul serio, smettendola in primo luogo di sparare a fringuelli e ad altri indifesi testimoni di un mondo a cui dobbiamo garantire il futuro!
Del resto basta scorrere il bollettino di guerra degli ultimi due mesi per rendersi conto dell’ accanimento con cui costoro “amano” la natura. Quasi ogni fine settimana, feriti, non solo tra i cacciatori ma anche tra i passanti, i ciclisti. Nella scorsa stagione venatoria abbiamo contato 24 morti e 71 feriti. Oggi, a soli 2 mesi dall’apertura della caccia 12 persone hanno già perso la vita, altre 15 sono state ferite. E non tutti cacciatori.

Per non parlare degli incidenti anche mortali causati dai bracconieri.
E poi, amici, vogliamo denunciare l’arroganza con la quale questi signori entrano senza chiedere permesso nei terreni privati? La mia casella di posta elettronica è sommersa di lettere di cittadini che lamentano la privazione di libertà che subiscono all’apertura della caccia. Pallini sul terrazzo di casa, bambini che non possono più giocare in tranquillità nei loro cortili, animali domestici che vengono impallinati. Proprio ieri sera ho letto con dolore la lettera di una signora, anziana. I Cacciatori le hanno ucciso il gatto in cortile. Era una bestiola mansueta che non è scappata quando li ha visti. Loro invece si, sono scappati nel momento in cui la signora è uscita, chiedendogli le generalità perché si assumessero la responsabilità di quello che avevano fatto. Nessuno ridarà più questa bestiola alla sua proprietaria. E lei ora è sola. Aveva solo un gatto da amare. Vi pare giusto? Perché dobbiamo continuare a subire queste incursioni a casa nostra? Perché dobbiamo avere paura di girare nei boschi e di godere del nostro meraviglioso patrimonio ambientale? Perché dobbiamo essere svegliati da spari alle 6 del mattino della domenica, come se fossimo in guerra?Perché assistere a quest’orrore impotenti?

L’88% degli italiani intervistati ritiene che la politica debba intervenire a tutela degli animali. Noi abbiamo intenzione di farlo e lo stiamo facendo. E proprio perché questo muro da abbattere è molto alto, abbiamo cominciato con un concreto atto a difesa della libertà dei cittadini che non vogliono essere involontari complici e spettatori di questi massacri. Pochi minuti fa è stato depositato alla Camera un disegno di legge finalizzato all’abrogazione dell’articolo 842 del codice civile. Quell’insensata norma, una sorta di balzello medievale, che permette oggi ai cacciatori di entrare nei fondi e nei terreni privati ad esercitare la pratica venatoria senza chiedere il permesso a nessuno. La difesa della proprietà privata deve valere per tutti, è un diritto costituzionale, e noi abbiamo il diritto e il dovere di pretendere che venga rispettato. Oggi invece viene fatta un’eccezione assurda a favore dei cacciatori: a loro la legge permette di entrare a casa nostra. E’ un’anomalia tutta italiana che costituisce un unicum in Europa: un’ abdicazione del diritto di proprietà privata di fronte a chi esercita la caccia, mentre lo stesso diritto rimane in vigore per chi pratica altre attività, certamente più civili e rispondenti all’evoluzione della cultura e del costume, come ad esempio l’escursionismo, l’osservazione degli uccelli selvatici e altre tipologie di turismo della natura. Persino la Corte Europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo, nel 1999 si è espressa condannando questa “licenza di invasione” affermando che la caccia nei fondi altrui non recintati è una violazione del diritto di proprietà.
E’mai possibile che l’Italia debba essere conosciuta nel mondo perché non rispetta i diritti fondamentali e costituzionalmente protetti?

Noi vogliamo essere padroni a casa nostra e vogliamo poter esercitare la nostra forma di obiezione di coscienza verso ciò che non esprime la nostra etica e confligge con i nostri valori profondi
Pertanto, riteniamo che questa violazione della libertà dei cittadini debba cessare e nel disegno di legge prevediamo anche la revisione dell’attuale art.15 della legge 157 del1992, conseguente all’abrogazione dell’articolo 842 del codice civile. Abrogazione che, ricordiamolo, nel referendum del 1990 fu votata da 18 milioni di italiani, se pur si mancò il quorum per una manciata di voti. Ma nel frattempo la consapevolezza degli italiani è cresciuta e noi, tutti insieme, siamo pronti a fare valere le nostre ragioni.
Entrare nei fondi privati dovrà diventerà violazione di domicilio per tutti, come è giusto che sia.
Sempre a tutela del cittadino, il disegno di legge introduce alcune modifiche all’art. 21 della legge n. 157/92, volte a salvaguardare l’incolumità di tutti, messa a repentaglio dall’attuale regolamentazione dell’esercizio dell’attività venatoria, anche alla luce della deprecabile “evoluzione” tecnologica delle armi.

Chiediamo quindi il sistematico raddoppio delle distanze che devono essere rispettate dai cacciatori che sparino nelle vicinanze o in direzione di immobili, di fabbricati, di abitazione e delle strade.
Si tratta del primo importante passo di un cammino che ha un unico traguardo: la definitiva abolizione della caccia.
E ci tengo a sottolineare che – in quest’Italia di divisioni, dove tutti sono in guerra perenne contro tutti – questo disegno di legge porta la firma di deputati di tutti gli schieramenti politici, di destra come di sinistra. Perché la battaglia in difesa degli animali, della natura e della biodiversità non potrà avere mai un colore politico. Come tutte le grandi battaglie di civiltà.

E se gli italiani hanno chiesto alla politica di occuparsi della tutela degli animali e della biodiversità, questo dimostra come, ancora una volta, il paese reale sia più avanti di quello che se ne sta nei palazzi del potere. E’ nostro dovere dar voce a questo sentimento diffuso di civiltà. Un impegno di tutta la classe politica, senza logiche di partito.
Di fronte a questa richiesta che viene da tutto il Paese, io qui, pubblicamente, rinnovo il mio impegno ad andare fino in fondo, come cittadina, come deputato e come Ministro del Turismo. Infatti è proprio il turismo a risentire negativamente della stagione venatoria: la stragrande maggioranza degli italiani, secondo il sondaggio, non pratica il turismo della natura nei mesi in cui è aperta la caccia per paura di essere impallinata; così come l’immagine dell’Italia all’estero viene negativamente influenzata dallo scarso rispetto che una minoranza senza controllo porta agli animali, in un contesto europeo che si è radicalmente evoluto nella direzione opposta.

E non crediate che sia una battaglia semplice. In questi mesi ho ricevuto attacchi violenti, su tutti i fronti, per il solo fatto di avere intrapreso questo cammino. Tra i cacciatori c’è chi mi ha minacciata, chi mi ha insultata, chi mi ha citata in giudizio. Evidentemente, la loro arroganza li porta persino a negare il diritto d’opinione. Altri attacchi hanno avuto intenti decisamente intimidatori.
Nei giorni scorsi, mi sono sentita dire con sdegno che è la prima volta che un Ministro della Repubblica si permette di esprimere dure posizioni nei confronti della caccia. Peccato che non sia successo prima. A tutti costoro rispondo con fermezza che io non li temo, non ho paura delle lobby dei cacciatori e di chi le sostiene. Ai loro insulti replico con civiltà e pacatezza, ma non cambierò la rotta.
Più una creatura è indifesa, più ha il diritto di essere protetta dalla crudeltà degli uomini.

Cari amici, il rispetto per la vita è il primo segno di civiltà di un popolo e stando ai risultati del sondaggio, gli italiani sono civili, amano la vita, vogliono che sia rispettata. La quasi totalità di loro considera questa, la nostra, una grande battaglia di civiltà. E noi la vinceremo perché rappresenta la speranza, il futuro del mondo che vince sulla violenza, sull’inutile ferocia, sullo spargimento del sangue degli innocenti.
Il pensiero cristiano ci insegna che l’uomo non e’ il padrone del creato ma ne e’ solo l’amministratore. E un buon amministratore tutela e mette a frutto il patrimonio che gli viene affidato. Certamente non lo sperpera e non lo distrugge.

Non vi è nulla di più bello che ammirare un daino correre in un bosco o un uccello volteggiare nel cielo.
Questa e’ l’immagine dell’Italia che vogliamo regalare al mondo!