Di seguito l’intervento sbobinato del ministro Michela Vittoria Brambilla alla Terza Giornata de “La Coscienza degli Animali”

Grazie a tutti voi per essere qui.

Devo dire che ormai sono tanti anni che mi trovo in situazioni come questa, in situazioni pubbliche, in convegni, incontri importanti…, però quando sono qui con voi, come questa mattina, a celebrare quella che è la Terza Giornata Nazionale de La Coscienza degli Animali, quindi la terza giornata nazionale di questo movimento che io ed Umberto abbiamo fondato insieme, al quale si sono aggiunti questi meravigliosi, importanti, illustri garanti -e colgo l’occasione per ringraziare la professoressa Hack, che ha accettato di diventare anche lei Garante del nostro Manifesto- ecco, essere qui con voi per parlare di un tema, che più di ogni altro sento nel profondo del mio cuore, devo dirvi che mi emoziona ancora.

Quindi, scusate ma… (applausi)…

Perché è una battaglia importante, è una battaglia di civiltà quella che abbiamo deciso di condurre insieme e io voglio ringraziare le oltre 130.000 persone che hanno sottoscritto già il nostro Manifesto sul sito de “La Coscienza degli Animali”, un Manifesto che tutti insieme abbiamo preparato e che ha potuto godere del concreto contributo di ognuno di noi.

E voglio ringraziare tutti i Garanti de “La Coscienza degli Animali” perché in questo anno -perché poco più di un anno è passato dal momento della nostra fondazione-, ognuno, ognuno di noi, nel suo ambito, ha dato e fatto tutto quello che ha potuto per poter dare voce a chi voce non ha, per portare avanti quella che è una causa che per troppo tempo è stata lasciata soltanto sulle spalle delle nostre bravissime associazioni animaliste.
Voglio cogliere l’occasione per ringraziarle con un applauso e con loro tutti i volontari, queste persone meravigliose che gratuitamente danno il loro tempo, togliendolo alle loro attività, alle loro famiglie, danno il loro tempo per aiutare gli animali in difficoltà e per colmare quelli che troppo spesso sono vuoti lasciati anche dalle Istituzioni.

E quindi, in questo senso, io voglio dire a tutti gli amici volontari delle associazioni animaliste che oggi noi siamo con voi, siamo scesi in campo insieme a voi per rafforzare la vostra voce e per portare avanti, ognuno di noi nel proprio ambito, che sono tutti ambiti importanti, quello che è un nuovo sentimento, una nuova e rinnovata esigenza di un cambiamento culturale: la creazione di una coscienza di amore, di rispetto, di tutela nei confronti degli animali e dei loro diritti. Ebbene, questa è una grande conquista che l’Italia deve fare e devo dire che, nell’ultimo anno, c’è stato sicuramente un grande cambiamento sotto questo profilo e ringrazio i media, i giornali, le televisioni, tutti coloro che hanno dato spazio a questi temi, perché è chiaro che noi possiamo parlare nei nostri ambiti, chi scrive, come Susanna, nei suoi bellissimi libri; Umberto in ogni consesso; la professoressa Hack lo stesso; io posso dare una risposta politica, ma poi sono i media che ci aiutano a creare questa cultura, questa nuova cultura, e, quindi, tutti noi che siamo qui crediamo nella necessità di rispettare tutte le creature viventi, di tutelare l’ambiente, la biodiversità, la natura, questo grande patrimonio che il mondo ci ha regalato in milioni di anni, che oggi è affidato a noi, che siamo solo amministratori e dobbiamo portarlo avanti per chi verrà dopo di noi, uscendo da una visione antropocentrica per cui per troppi anni è stato ritenuto che tutto fosse al nostro servizio.

Gli animali non sono al nostro servizio, sono i nostri compagni di viaggio su questo pianeta e noi dobbiamo rispettarli e rispettarli tutti; e per questo abbiamo avuto il coraggio, tutti insieme, di cominciare finalmente a erodere certi muri granitici eretti da alcune lobby; e mi riferisco alla nostra battaglia contro la caccia, mi riferisco alla nostra battaglia contro la sperimentazione animale, mi riferisco a quelli che sono stati -e ringrazio tutti voi che avete condotto queste battaglie insieme a noi con la stessa determinazione- passi avanti importanti.

E vedete, oggi, io credo che il significato principale della nostra giornata, dopo che nei precedenti appuntamenti avevamo analizzato un po’ tutti i temi del nostro Manifesto, che riguardano l’uomo e l’animale… credo che sia giusto arrivare ad affermare quello che è un principio fondamentale. Allora vedete, come dicevo, soprattutto nell’ultimo anno, la sensibilità, l’attenzione, il rispetto nei confronti dell’animale domestico, del cane, del gatto, ha trovato una profonda evoluzione. Tante sono le iniziative che sono state fatte: io colgo l’occasione, ad esempio, anche per ringraziare i membri del Comitato per la creazione dell’Italia Animal Friendly, che è nato presso il Ministero del Turismo, con il quale abbiamo realizzato tutte queste campagne per fare in modo che le strutture turistiche si adattassero a ricevere turisti con animali al seguito, quindi, per rendere più facile la vita dei cittadini.

Quest’ultimo anno, guardavo proprio nei giorni scorsi, sono nate, finalmente, tante, tante spiagge dove poter andare con il proprio cane, e permettere, quindi, e da una parte agli italiani di poter trascorrere momenti di relax senza separarsi da loro e dall’altra di promuovere un modello positivo per cui io mi sento, amici, oggi, di affermare che finalmente in questo Paese si è cominciato a guardare storto colui che non tiene nella giusta considerazione il proprio cane; o l’esercente che non ti fa entrare nel suo ristorante con il cane.

Ecco, si è affermata una cultura che si sta avvicinando – e non voglio dire che abbiamo già terminato il lavoro – a quello che deve essere e che, soprattutto, è nel cuore della stragrande maggioranza degli italiani.

Guardate, una ricerca che io ho commissionato a Ipsos, ha dimostrato come più dell’85% degli italiani, al di là del fatto che posseggano o no un animale, amano gli animali e, soprattutto, chiede che vengano rispettati e chiede anche alla politica di dare risposte; credo che il dato fosse che il 90% degli intervistati chiedeva alla politica di dare risposte. Quindi, è giusto occuparci di questi temi, è giusto che lo faccia anch’io da Ministro. So bene di essere il primo Ministro della Repubblica ad aver portato questi temi in Consiglio dei Ministri, ma sono convinta, come voi, che siano prioritari. Non sono argomenti di serie B come la politica li ha trattati, forse per troppo tempo.

E quando parlo di politica, guardate che sto parlando a livello trasversale perché -voglio ribadirlo, e sta a me ribadirlo, essendo io, qui, l’unico dei Garanti impegnato in politica- questo movimento è apolitico, apartitico, trasversale; non è assolutamente stato mai, non è nato mai con una connotazione, con un intento diverso da quello di portare avanti una battaglia di civiltà e le grandi battaglie di civiltà non hanno colore politico, non hanno etichetta, sono battaglie universali.

E, quindi, amici, dicevo, finalmente siamo riusciti ad innescare questo cambiamento culturale per cui se per il cane o il gatto oggi ci sono nuove e rinnovate tutele e sensibilità, ebbene oggi noi siamo qui per affermare un principio importante: queste stesse tutele, protezioni, questa stessa sensibilità deve essere estesa a tutti gli animali, perché una mucca, un maiale, una gallina, una lepre, un animale selvatico devono avere gli stessi diritti e le stesse tutele del nostro cane e gatto di casa. Non è perché vivono lontano da noi, perché non vivono nelle nostre case, perché non convivono con noi quotidianamente, che essi hanno una diversa sensibilità. Perché gli animali nascono uguali davanti alla vita ed è proprio il diritto alla vita il loro primo diritto che noi dobbiamo rispettare.

Voi sapete che uno dei temi più importanti di oggi è quello del vegetarianesimo.

Io credo che siano scelte personali, che siano scelte etiche che ognuno di noi matura dentro di sé e che non si possa in alcun modo imporre agli altri, non fa parte della nostra cultura; però, credo che sia giunto il momento di informare, finalmente, seriamente, con attenzione e con dovizia di particolari gli italiani su quello che si nasconde dietro la bistecca che si trovano sul piatto a casa.

Perché è questo il punto.

Noi vogliamo uscire con un messaggio forte, perché ciascuno rifletta, rifletta sul proprio stile di vita, rifletta su quella che è l’atrocità, il dolore, le sofferenze che vengono imposte agli animali allevati in questi allevamenti intensivi che, vedete, creano un problema non solo sotto un profilo etico, ma creano anche un problema importante al nostro ambiente. Il factory farming, cioè l’allevamento intensivo, si è sviluppato nella seconda metà del ventesimo secolo, ma guardate che negli ultimi quarant’anni il consumo di carne è cresciuto del 250% mentre la popolazione semplicemente raddoppiava e secondo i dati della FAO sono circa 60 miliardi gli animali utilizzati ogni anno per l’alimentazione umana.

Io non voglio entrare nel dettaglio degli effetti che crea l’eccessivo consumo di carne per l’uomo, perché certamente nessuno meglio del prof. Veronesi, poi, potrà entrare nel merito di questo tema e lascio certamente anche a lui quella che è la spiegazione dei gravi danni che l’allevamento intensivo crea per quanto riguarda l’emissione dei gas serra.

Ad esempio, secondo alcuni studi sappiamo bene come l’allevamento intensivo sia responsabile del 18% di tutte le emissioni di gas serra prodotte da attività umana, piuttosto che quelli che sono i danni causati dall’elevatissimo consumo di risorse, perché sappiamo bene che cosa ci sia dietro la produzione di un chilo di carne: occorrono 20 chili di cibo per i bovini, 7,3 chili di cibo per i suini, 4,5 chili per il pollame; poi, in media, ci vogliono 6kg di proteine vegetali per produrre un kg di proteine animali di alta qualità; e, poi, non pensiamo all’acqua, allo spreco di risorse anche sotto questo profilo: un chilo di carne bovina richiede 15.500 litri d’acqua, cioè novanta delle nostre vasche da bagno di casa piene. Un consumo di risorse importante.

Questi sono tutti temi su cui la professoressa Hack ed il professor Veronesi potranno, forti delle loro competenze, spiegarvi meglio di quanto potrei fare io quelli che sono i danni che vengono creati anche al nostro pianeta; ma io, invece, voglio soffermarmi sulla ragione etica che dovrebbe portare a questo tipo di scelta. Gli animali che vivono negli allevamenti intensivi vengono cresciuti in ambienti confinati, la densità è elevatissima, in alcuni casi si possono muovere un poco, in altri sono sempre legati alle loro postazioni, chiusi in gabbia. Si usano alimenti che fanno aumentare rapidamente il loro peso perché l’unico senso è: devono muoversi poco e crescere tanto di peso, per produrre più carne. I vitelli possono essere separati dalle madri dopo pochi giorni di vita, cresciuti in postazioni singole recintate, con dei budini semiliquidi per produrre la carne bianca. E poi, un po’ più noti sono i metodi usati con le galline ovaiole: pensate che i tre quarti dei 300 milioni di galline ovaiole che ci sono nell’Unione Europea sono ancora allevate con il sistema dell’allevamento in batteria, dove passano 13 mesi del loro ciclo di deposizione ammassate in spazi angusti, su più livelli, senza nemmeno poter aprire le ali. E tra questi animali sono frequentissimi, poi, i casi di osteoporosi, di fratture delle ossa, perché è chiaro che l’impossibilità di muoversi non rafforza lo scheletro.

Sofferenze atroci e non è perché… tanto sono galline, tanto sono maiali, tanto sono bovini…

E no. No, deve partire da tutti noi l’estensione di questo diritto e tutte queste tutele a questi animali.

Io vi racconto un fatto molto personale.

Io sono diventata vegetariana ormai da diversi anni per un motivo che mi ha colpito profondamente.

Io ho sempre amato gli animali da quando ero bambina per cui – questo è noto – è chiaro che ho sempre cercato di astenermi dall’ucciderli; però non avevo maturato una scelta etica così fino al giorno in cui mi è successo un fatto molto particolare.

Vicino a casa mia – io abito non a Milano, io abito in una zona sul lago, quasi di campagna – vicino a casa mia c’è una grande tenuta dove un contadino, una persona di buon cuore, una persona molto semplice, molto bravo, alleva animali e, come tanti contadini, poi li vende per il consumo di carne.

Io, però, ero piccolina, insomma una ragazzina, per cui non avevo ben coscienza di queste cose. I suoi animali vivono liberi, poi un giorno lui li vende come fanno tutti gli allevatori che fanno questo mestiere.

Erano nati i maialini della scrofa ed erano bellissimi, piccolini, sembravano dei cagnolini, ed io sono capitata lì il secondo giorno che questi maialini erano nati e per caso li ho visti e, quindi, ho iniziato ad andare a coccolarli, volevo portare il latte alla madre, potete immaginare con quale disposizione d’animo una ragazzina si potesse perdere dietro a questi sette maialini bellissimi, finché un giorno il contadino mi ha detto: beh, ma guarda è inutile che porti il latte, perché ormai siamo quasi ai 50 giorni e devono diventare porchetta.

Io, lì per lì, ho detto, porchetta?, chissà! Poi, un giorno, ho capito, perché andavo a trovarli quasi tutti i giorni, capito quando? Quando è arrivato il camion per portarli via. E lì ho capito cos’era la porchetta.

E la porchetta è una cosa che nella mia testa non poteva essere concepita, cioè il maialino da latte che diventa un piatto prelibato forse per qualcuno; ed ho visto questo camion arrivare e la mamma di questi maialini che si comporta assolutamente come una mamma di un cagnolino, di un gattino, come tutte le mamme che amano i loro figli, è stata chiusa nella stalla e questi maialini presi e caricati su questo camion.

Hanno urlato così tanto, ma così tanto e questa povera madre chiusa nella stalla che voleva raggiungere i suoi figli e voleva sfondare la porta di legno di questa stalla continuava con il cranio a colpirla, era diventata una maschera di sangue perché più forte era il suo amore per i suoi figli che urlavano che qualunque dolore che le potesse essere inflitto; ed è stata una cosa per cui i miei genitori hanno dovuto, potete immaginare, portarmi via, ma l’immagine di questa maschera di sangue che urlava, i piccoli che urlavano sul camion, io lì ho detto: ma questo, tutto questo perché? Perché l’uomo deve mangiare la porchetta?

Questo orrore noi non lo possiamo permettere. Io non ho mai più voluto essere complice di questi crimini dal momento in cui ho preso coscienza di che cosa rappresentassero e credo che prendere coscienza di cosa è, addirittura, l’allevamento intensivo sia il primo punto di partenza per poter poi maturare una scelta etica di questo genere. Allora, anche per questa ragione noi abbiamo preparato un filmato. Io vorrei che, oltre a vederlo con voi -è un filmato molto breve-, vorrei che i media potessero diffondere con la maggior attenzione possibile, proprio perché bisogna conoscere le cose per poi scegliere.

Io credo che sia questo che devono conoscere tutti. Questo filmato è un filmato molto forte, è un filmato di dolore, di sofferenze, di atrocità, è un filmato di vergogna. Da questo filmato credo che sia chiaro che tante volte, troppo spesso, la bestia più feroce è l’uomo.

E scusate, ma io – che è noto – sono una persona molto forte, molto determinata… io non riesco a non provare una profonda sofferenza interiore davanti ad immagini come queste. Ed è per questa ragione che con tutti voi, con i nostri Garanti, con tutti quelli che vorranno seguirci, condurrò sempre con maggior determinazione questa nostra battaglia di civiltà.

E per concludere e lasciare lo spazio agli altri grandi amici che sono qui con noi, vi voglio fare solo un punto molto breve di quelli che sono gli altri argomenti del nostro Manifesto che noi abbiamo portato avanti e sui quali, quest’anno, abbiamo lavorato con grande attenzione.

Innanzitutto la vivisezione, poi Bergamaschi entrerà sicuramente nel vivo della cosa; voi sapete bene come Bruxelles -certamente possiamo presumere anche sotto quali pressioni- lasci paventare in questo momento il fatto di rimandare l’attuazione della direttiva del 2003 che impone che dall’11 di marzo 2013 non sia più possibile fare test cosmetici con gli animali. Questo è un punto importante, su cui noi abbiamo lavorato dall’inizio e dobbiamo lavorare perché questo non è possibile, deve essere rispettato questo termine del 2013 al di là delle forti pressioni che, evidentemente, una certa industria di settore posso supporre stia facendo.

È un momento delicato e dobbiamo far valere sull’opinione pubblica questo principio, perché è ora di fare un bel falò della vanità, in nome di una cultura di amore e rispetto per le altre creature.

E lo stesso vale per gli allevamenti intensivi che riguardano gli animali da pelliccia; anche questo è un falò della vanità che deve essere fatto. Vestirsi di cadaveri credo che sia un qualcosa che noi non potremmo mai fare.

Ed i circhi; tanto abbiamo lavorato sui circhi perché, vedete, anche qui un cane, un gatto ed una mucca, ma anche un leone, una tigre, un elefante, tutti quelli che sono considerati animali lontani, selvatici, pericolosi, anche i loro diritti vanno tutelati, anche loro vanno protetti.

È saltato fuori questo video in cui io giocavo con una tigre che è stata salvata da una morte atroce, che conosco bene, ovviamente, ed alla quale voglio molto bene e lei ne vuole molto a me – questo credo si veda dalle immagini. Questa tigre è il simbolo di una battaglia che certamente va condotta contro tutti quei circhi che sfruttano gli animali per il divertimento del pubblico, perché noi dobbiamo promuovere un modello positivo sulla base del Cirque du Soleil canadese, dove l’arte circense si manifesta con meravigliosi acrobati, giocolieri, trapezisti che mettono a dura prova le loro abilità, le loro capacità personali, ma non è più possibile, amici, non è più possibile avere animali all’interno di queste manifestazioni, che vivono in gabbie itineranti, che sono addestrati con la frusta, che sono sottoposti a torture fisiche quanto psicologiche, questo non è proprio di un paese civile e non è educativo per i nostri figli. Io ho un bambino di cinque anni e non varcherà mai il tendone di un circo con animali, perché non voglio che pensi che sia quello il rapporto che l’uomo deve avere con gli animali.

La politica vuole dare risposte bipartisan -perché, lo ricordo ancora, questo è un fronte bipartisan- anche a questo problema; abbiamo depositato una proposta di legge di dismissione graduale degli animali nei circhi in modo da poter adeguare anche quello che è il nostro modello alla sensibilità dei milioni di italiani che, come noi, non amano questo orrore. In Inghilterra avete visto che i conservatori inglesi hanno appena votato l’impossibilità per i circhi con animali esotici di trovare albergo nel loro territorio; è già un primo passo importante, noi vogliamo arrivare ancora oltre.

E poi le feste, le manifestazioni, le sagre, i palii.

Tutti voi sapete cosa è successo ieri: è morto l’ennesimo cavallo; l’ennesima vittima innocente è morta per divertire l’uomo durante le prove del Palio di Siena. Credo il cinquantesimo negli ultimi, non so quanti, anni. È morto il cavallo del Palio di Ronciglione qualche mese fa.

Questi Palii sono noti, per questi più noti ci sono altre miriadi di feste con animali, di palii, di sagre, di competizioni dove gli animali vengono sfruttati, maltrattati… che forse non sono così note. Ebbene, noi su questo fronte abbiamo iniziato un lavoro molto serio, perché non è più possibile in nome di una tradizione che appare ovviamente anacronistica perpetrare forme di sfruttamento degli animali che non hanno più senso e non trovano corrispondenza nel cuore e nella sensibilità degli italiani.

Le tradizioni vanno riviste, le tradizioni vanno aggiornate, vanno rivisitate, vanno interpretate: non è un alibi, la tradizione. La tradizione deve essere un valore, deve essere la nostra cultura che portiamo avanti, ma non vi è più nulla di culturalmente valido nel vedere animali innocenti perdere la vita e quindi io credo che nessuna – l’ho detto anche sui giornali di oggi – che nessuna di queste manifestazioni debba più considerarsi intoccabile. Vanno riviste tutte ed anche il Palio di Siena non deve più considerarsi intoccabile.

È per concludere voglio leggervi alcune righe del nostro Manifesto, che ha ispirato il nostro lavoro e che ci ispirerà ancora per tutto quello che faremo.

Il Manifesto della Coscienza degli Animali recita così:

Il rispetto per la Vita è una delle grandi conquiste dell’uomo, è un segno di civiltà.

E la Vita non è solo la “nostra” Vita, ma anche quella di tutto ciò che ci circonda.

Chi rispetta la Vita deve rispettarne ogni forma.

Chi è crudele con gli animali lo è anche con gli esseri umani.

Gli animali hanno un elevato livello di consapevolezza, coscienza, sensibilità e molti di loro hanno la capacità di sviluppare sentimenti.

Il primo diritto degli animali è il diritto alla vita.

Infliggere loro sofferenze per crudeltà, o peggio per divertimento, è un atto di violenza e un segno di arretratezza morale che non fa parte del mondo civile.

Gli animali nascono uguali davanti alla Vita e per questo hanno il diritto di essere rispettati.

Rispettando gli animali, rispettiamo noi stessi, la natura di cui facciamo parte e, soprattutto, rispettiamo il valore della Vita.

Vi ringrazio.