Dopo l’intervento del ministro Brambilla, l’intervento del professor Veronesi e della scrittrice Susanna Tamaro, arriva un giornalista e il rischio è che il convegno vada in #, però, siccome la #, diciamo così, ci sta nel tema, accettate anche il mio di intervento. E vorrei cominciare con una testimonianza: il ministro Brambilla non è diventata animalista adesso che sta al governo e quindi ha bisogno sempre più di sostegno e di popolarità. Lo è sempre stata, e io questo lo posso dire perché so che casa sua (noi siamo tutti contro gli zoo, lei, però, devo dire, che ne ha uno a casa sua, senza gabbie, e questo è un grande merito) è uno zoo, e questo dimostra che l’amore per gli animali non è soltanto un argomento per farsi belli in salotto, nel caso della Brambilla è una pratica quotidiana.
Poi, vorrei dire una cosa che mi sta molto a cuore: si fanno tante battaglie, devo dire quasi tutte perse, anzi, tutte perse, per impedire la caccia.
Anche recentemente ci sono state discussioni che sono state riportate dalla stampa in modo un po’ raffazzonato, come facciamo noi giornalisti, però non si parla mai della pesca sportiva, perché si dice: “La caccia è un’assurdità, perché l’uomo si diverte sparando e ammazzando gli animali”. Effettivamente dal punto di vista morale non è una cosa da applausi, però pensate voi ad un # che va a pescare con l’amo, la lenza, poi il pesce, poverino, abbocca, perché pensa di mangiare, e rimane infilzato. Praticamente una spada in bocca, e naturalmente il pescatore esulta, quando riesce a prendere la trota. Poi toglie l’amo dal pesce in un modo brutale, come sapete (diciamo che non si diverte la trota!), e mette il pesce in un cestino e così questo muore molto lentamente.
Io credo che qui siamo al peggio, quindi, siccome i pesci notoriamente non parlano, io vorrei essere il portavoce dei pesci e raccomandare al ministro di sensibilizzare i suoi colleghi in modo che si cominci a parlare di questi poveri disgraziati di pesci che sono nella pesca sportiva non un alimento, una necessità alimentare, ma sono semplicemente il soddisfacimento di una crudeltà che è intollerabile, molto peggiore di quella del cacciatore, che se non altro all’uccellino questo gli spara e muore subito. Per il pesce c’è anche quel supplemento di tortura che rende tutto molto più divertente per il pescatore un po’ cretino, che fa questa attività nella convinzione del “così mi rassereno”: uno si rasserena naturalmente provocando quello che provoca, il dolore che provoca.
Quindi io veramente caldeggio una bella campagna a favore dei pesci. Da notare che quando si vede in televisione la classica cassetta col pesce ancora vivo che viene mostrata con orgoglio dal commerciante alle telecamere e tutti che si divertono, ci sono anche dei programmi speciali durante i quali il giornalista -c’è sempre di mezzo un giornalista-, prende il pesce per la coda e lo mostra. Il pesce sbatte e tutti: “Ah, che bello il pesce fresco!”. Addirittura la sofferenza diventa spettacolo, e questo credo che sia intollerabile. Così come è intollerabile quando si assiste a cose terribili nei ristoranti, per esempio: tu entri e c’è un acquario con un’aragosta e il proprietario dice: “Vuole questa?” e tutti fanno festa. L’aragosta viene estratta viva e infilata in un pentolone con l’acqua bollente e muore così. A me sembrano pratiche barbare che vanno contro il desiderio che abbiamo tutti di un minimo di civiltà. Siccome la civiltà di un paese si misura anche attraverso queste cose, noi dobbiamo cercare di, come qualche tentativo è stato fatto, impedire che le aragoste facciano questa fine.
Un’ultima cosa. Ho scoperto che dalle mie parti c’è un imbecille che alleva i maialini, maialini bellissimi, per quanto non siano piccoli veramente ispirano tenerezza. Allora la gente (invitata dal proprietario dell’allevamento) la domenica che cosa fa? Va lì, guarda i maialini, e poi c’è anche un bel ristorante, lì proprio appiccicato, e “Guarda che bel maialino, questo me lo fa arrosto?”, dopo un’ora si siede al ristorante e quel maialino se lo mangia arrosto.
Intendiamoci, io cerco di evitare di mangiare carne nel tentativo di essere coerente come diceva il professor Veronesi, ma addirittura che uno si prenda la briga di andare in un allevamento, scegliersi il maialino che è carino per poi farselo cucinare, direi che secondo me è sintomatico di una mentalità da distruggere, da cambiare completamente.
Un’ultima cosa, una raccomandazione ai pubblicitari: non so se avete notato, da qualche tempo si vedono degli spot sempre più frequenti con degli animali che inseguono altri animali e l’animale inseguitore di solito dà una bella incornata all’inseguito, e a un certo punto esce una BMW, che non ha nessuna attinenza. Allora, ricorrere agli animali anche per la pubblicità, per pubblicizzare e reclamizzare i prodotti, trovo che sia orrendo e anche in questo campo dobbiamo intervenire.
Infine, e concludo, così non mi sparate come fossi un uccello, vorrei dire che io come giornalista non è che posso fare molto, però da molti anni mi sono impegnato a mettere a disposizione i giornali che ho diretto, che ho potuto se non altro, manovrare, e quindi ho potuto ospitare degli articoli di un certo tipo e quindi tutti i miei giornali diventano animalisti, e la cosa a volte mi provoca dei problemi all’interno, perché non tutti sono allineati con il nostro pensiero. Però, a forza di aprire agli animali, adesso mi sembra di capire che molta gente apprezza i nostri sforzi, e comunque anche i giornalisti cominciano a pensare che sia un tema meritevole di essere trattato con la dovuta delicatezza, senza cadere nel bigottismo animalista, e io sono un bigotto terrificante; Veronesi dice che anche le zanzare non bisognerebbe ucciderle, io dico che con la zanzara proprio non ci riesco, perché per me è legittima difesa.
Quindi, chiunque avesse bisogno di una pagina di giornale, magari proprio non tutta, per segnalare cose meritevoli di essere pubblicate (e che cosa intendo per meritevoli? Cose che non siano luoghi comuni, cose già dette mille volte) io non solo accetto, ma cerco di stimolare la vostra collaborazione, perché se gli animalisti, al di là delle loro idee politiche, hanno un obiettivo comune, devono aiutarsi l’un l’altro. Io mi metto a disposizione, il ministro Brambilla lo sa. E devo dirvi una cosa: se uno non ama gli animali, come farà ad amare, non so, una zia? Per me è incomprensibile. Oppure tu entri in metropolitana li guardi e dici: “Questi li devo amare”. Io non ci riesco, mentre i gatti li amo tutti.
(questo testo è la trascrizione dell’intervento tenuto da Vittorio Feltri alla Giornata per la Coscienza degli Animail, il 13 maggio 2010)