Quando si parla di coscienza, la mente vola immediatamente alle sfere più alte e preziose dell’essere umano. La coscienza è quel nucleo primordiale che all’interno di ogni essere indirizza l’esistenza al bene. Lo stesso termine, però, può essere usato in una diversa accezione, ossia come “consapevolezza” di ciò che accade intorno e dentro noi stessi.
Ed è con questo duplice significato che nasce qui oggi “La Coscienza degli Animali”. Nove interpreti di questa coscienza, ognuno con la forza della propria affermazione professionale ed umana, che vogliono dare voce a chi voce non ha.
L’idea è venuta a me e ad Umberto Veronesi: confrontandoci su un tema che ci sta molto a cuore, quello della tutela del benessere e dei diritti degli animali, abbiamo cercato di trovare le ragioni per le quali ancora oggi nel nostro paese, un grande paese sotto moltissimi punti di vista, si compiono abusi e crudeltà sugli animali. Eppure una famiglia su tre possiede almeno un cane o un gatto. Eppure il 90 per cento degli italiani dichiara di amare e rispettare gli animali. Abbiamo concluso che, nel grande e indispensabile cambiamento culturale che stiamo attraversando, le bravissime associazioni di tutela animale sono state lasciate troppo sole. Occorreva dunque che tutta la società scendesse in campo per difendere gli animali, con una decisa azione promossa da alcuni importanti esponenti di differenti contesti professionali e sociali che, sulla carta, nulla avevano a che fare con loro.
Un oncologo di fama mondiale, un ministro della repubblica, ma poi anche un grande giornalista, scrittrici molto amate dal pubblico, un artista di indiscusso talento, uno stimato teologo, un imprenditore di successo e un avvocato di riconosciuta professionalità. Abbiamo coinvolto diversi illustri personaggi ai quali ci lega lo stesso modo di intendere il rispetto delle vita in tutte le sue forme.
Noi siamo qui e vogliamo metterci la nostra faccia. D’ora in poi “faremo” e “saremo” la coscienza degli animali e la nostra voce sarà forte e chiara.
Per questo oggi vi presentiamo il Manifesto de “La Coscienza degli Animali” per raccogliere la vostra adesione e perché sia sottoscritto da tutti quei cittadini che, come noi, credono che gli animali nascano uguali davanti alla Vita e per questo abbiano il diritto di essere rispettati.
E il primo diritto degli animali è proprio il diritto alla vita, perché essi hanno un elevato livello di consapevolezza, coscienza, sensibilità e molti di loro hanno la capacità di sviluppare sentimenti.
Infliggere sofferenze agli animali per crudeltà, o peggio per divertimento, è un atto di violenza e un segno di arretratezza morale che non fa parte del mondo civile.
Per questo oggi affronteremo alcuni temi che sono pagine da cancellare per il nostro paese.
In primo luogo, il massacro degli animali nella stagione venatoria, tema sul quale proprio ieri si è espresso il Parlamento. Non è degno di un Paese civile uccidere per sport, spesso con metodi crudeli, esseri viventi ignari e indifesi. I 750 mila cacciatori recentemente censiti dall’Istat non possono pretendere di continuare a portare avanti una pratica che la stragrande maggioranza degli italiani ritiene inaccettabile. E’ un atto di prepotenza volere fare valere le esigenze di una piccolissima minoranza a discapito degli altri cittadini che si sentono offesi da tale barbaro costume. Con arroganza i cacciatori rivendicano la loro libertà di uccidere povere creature. Ogni volta che qualcuno, ad esempio la sottoscritta, dichiara di essere per l’abolizione della caccia, fioccano comunicati delle loro associazioni o denigratori articoli sui loro siti. Anche questo è un atto di prepotenza: non rispettare le opinioni degli altri. Ma del resto la storia ci ha insegnato che chi non rispetta gli animali non rispetta nemmeno gli esseri umani. E i cacciatori si dovranno rassegnare perché noi proseguiremo in questa nostra battaglia di civiltà.
Come proseguiremo sulla strada dell’abolizione degli zoo, nei quali gli animali sono costretti a trascorrere la propria esistenza dietro le sbarre, in spazi angusti, umiliati rispetto alla propria natura che li ha creati liberi e ridotti all’ombra di loro stessi. E lo stesso vale per i circhi. “Le cirque du soleil”, il grande circo canadese, ha dimostrato che si possono realizzare meravigliosi spettacoli senza obbligare gli animali ad esibizioni vergognose. Per non parlare dei metodi cruenti di addestramento ai quali sono sottoposti e delle condizioni in cui vengono trasportati. Ma il problema non riguarda solo le tigri o gli elefanti. Sono milioni i bovini, i maiali, i cavalli e gli altri animali allevati ogni anno per finire sulla nostra tavola, che trascorrono la loro breve esistenza in allevamenti nei quali gli è spesso impedita persino la libertà di movimento. Li vediamo passare in autostrada su camion, ammassati, senza né cibo né acqua per giorni. Per non parlare della strage degli agnelli e dei capretti che ogni anno si verifica nel nostro paese. Quasi 6 milioni di cuccioli uccisi con metodi cruenti perché questa è la tradizione. Io vi annuncio che chiederò al Governo di porre fine alla macellazione rituale che prevede lo sgozzamento dell’animale. Una pratica sanguinaria, che impone indicibili sofferenze alle vittime e la morte per dissanguamento. Secondo noi, l’Italia dovrebbe dotarsi di uno strumento legislativo che metta fine a questa strage: è un doveroso atto di civiltà. Lo stordimento dell’animale prima dello sgozzamento dovrebbe essere obbligatorio ed effettuato da veterinari e personale specializzato. Questa proposta di legge è già pronta, perché non ci può essere tolleranza nei confronti di simili crudeltà, compiute con il pretesto di una pratica religiosa che un paese civile come il nostro non può accettare.
Ma le cose devono cambiare anche per gli animali domestici. Il maltrattamento di animali e l’abbandono rappresentano due grandi vergogne del nostro paese. Se un passo avanti è stato fatto nel 2004 con l’inserimento nel codice penale del titolo “dei delitti contro il sentimento umano verso gli animali”, il prossimo passo dovrà essere quello di tutelare gli animali in quanto tali, ossia in quanto esseri viventi e senzienti, capaci di provare dolore e sofferenza come gli umani, e non come mero oggetto di sentimenti dell’uomo.
Tali sentimenti rappresentano, tuttavia, un importante punto di partenza per il lavoro che ciascuno di noi dovrà compiere affinché si raggiunga l’obiettivo; rappresentano il carburante per continuare in questo percorso di riconoscimento della dignità dei nostri amici animali.
Per arrivare, inoltre, ad abolire la vivisezione che non ha alcuna validità scientifica e per promuovere un’azione di sensibilizzazione contro l’uccisione di animali per ricavarne capi di abbigliamento, come le pellicce, che nel mondo di oggi sono inutili e pure fuori moda. Non è più necessario vestirsi di cadaveri per ripararsi dal freddo.
Questa grande opera di crescita civile e culturale credo che sia il dovere di ogni cittadino.
Certamente è anche un dovere per il Ministro del Turismo.
Il mandato istituzionale ricevuto mi delega alla promozione e salvaguardia dell’immagine dell’Italia nel mondo. Se consideriamo la forte sensibilità di altri Paesi, anche quelli più vicini a noi, verso queste tematiche, ci rendiamo conto di quanto sia necessaria un’inversione di rotta. Gli episodi di cronaca tristemente famosi all’estero, relativi allo stato di degrado in cui vivono i nostri animali, sono moltissimi. Quanto accaduto in Sicilia lo scorso anno e una lunga serie di episodi come la petizione, che ormai gira online, che trae origine da una lettera di protesta di alcuni turisti stranieri recatisi in Sardegna, ne sono un esempio. Quei turisti, preso atto dell’imponenza del fenomeno del randagismo e delle penose condizioni in cui versavano numerosissimi cani presenti nella zona visitata, hanno deciso di non venire più in Italia e di non acquistare più prodotti italiani.
Costoro rappresentano la coscienza collettiva al di fuori dei confini domestici, che non può accettare di entrare in contatto con una realtà tanto crudele e retriva quanto quella che giunge all’abbandono dei cani e al maltrattamento di animali più in generale.
Episodi come questi dimostrano come anche le condizioni in cui vivono i nostri piccoli amici rappresentino, agli occhi del mondo, il livello di civiltà raggiunto in Italia e ne condizionino l’attrattività. D’altra parte molto prima di me, il mahatma Ghandi sosteneva che “La grandezza di una nazione e il suo progresso morale si possono giudicare dal modo in cui tratta gli animali”.
La nostra grande Italia deve essere un riferimento nel mondo anche sotto questo punto di vista. Simili episodi, che sono provocati da una minoranza incivile, non devono accadere più perché espressione di ignoranza e di crudeltà, caratteristiche in cui non si rispecchia l’animo della stragrande maggioranza di noi italiani.
Come Ministro del Turismo ho, quindi, intenzione di promuovere ogni azione necessaria a sostenere ed incrementare un cambiamento culturale verso la costruzione di una nazione “animal and pet friendly” a 360°.
Nel fare questo non posso che chiedere il sostegno e la collaborazione di quelle preziose realtà che fino ad oggi si sono battute coraggiosamente per la tutela dei nostri piccoli amici: le Associazioni animaliste, che qui ringrazio per l’insostituibile lavoro svolto. E’ soprattutto a loro che si deve lo sviluppo di quel nucleo embrionale di diritto che via via si va formando in materia, nonché la salvezza di tante creature devastate ai margini di una società disattenta nel migliore dei casi o degradata ed ostile nel peggiore.
Concludo ricordando che tutte le grandi anime illuminate, da San Francesco d’Assisi a Gandhi, da Goethe ad Immanuel Kant, da Leonardo da Vinci ad Arthur Schopenhauer, da Albert Einstein a Victor Hugo, solo per citarne alcuni, amavano gli animali e li rispettavano, considerandoli all’interno di un più vasto amore per tutte le creature viventi.
Ringrazio quindi gli insigni amici che sono scesi in campo per essere la coscienza degli animali. Ringrazio i media che vorranno diffondere il nostro manifesto e in particolare Antonio Ricci ed Edoardo Stoppa per il loro quotidiano impegno contro il maltrattamento degli animali.
E sono certa di esprimere un sentimento condiviso nel manifestare la mia vicinanza ai familiari delle vittime della tragedia che si è verificata ieri nel Levante genovese. Tragedia scaturita anche da quella mancanza di rispetto per la vita che qui, tutti insieme, condanniamo.